Pur affrontando un tema complesso come quello dell’infinito, Gian Luigi Forti ha catturato ieri l’attenzione del numeroso pubblico presente a Omnibus per la sua conferenza, usando un linguaggio il più semplice possibile. Dopo aver distinto l’infinito “attuale” (qualcosa di completo e definito) dall’infinito “potenziale” (che indica la capacità di accrescere senza fine un insieme di oggetti) – il relatore ha tracciato una storia dell’evoluzione del concetto di infinito dall’antichità alla contemporaneità, proponendo in una carrellata il pensiero di una serie di studiosi, matematici, fisici e filosofi (fra cui Galileo, Newton, Leibniz, Gauss …) che si sono confrontati col problema degli insiemi finiti e infiniti non giungendo sempre a una concordanza di vedute. Il vero creatore della teoria degli insiemi infiniti o, come si preferisce dire, transfiniti, è stato Georg Cantor (1845-1918), professore all’Università di Halle, fondatore della teoria degli insiemi (Mengenlehre), ossia “di un nuovo campo di ricerca matematica, con lo sviluppo di una teoria dei numeri cardinali transfiniti basata su un sistematico trattamento matematico dell’infinito”. Cantor, considerando un insieme infinito come una “totalità” percepibile dalla mente come un tutto unico, scoprì l’esistenza di diversi “ordini” infiniti, ossia che oltre ai numeri naturali, anche i numeri razionali costituiscono un insieme numerabile, possibile da disporre in successione, tanto da creare un altro insieme infinito, che a sua volta genera un nuovo infinito ogni volta di un’infinità maggiore, il che dimostra che esiste una “infinità di infiniti”. Forti ha sottolinea in maniera particolare i meriti di Cantor, morto misconosciuto e in povertà, il cui lavoro è stato riabilitato da David Hilbert (1862-1943), che lo ha definito “il prodotto più stupefacente del pensiero matematico, una delle più belle creazioni dell’attività umana nel campo del puro intelleggibile”.

Grazie di cuore al prof. Forti per questa splendida e intensa lezione, ricca di molti altri spunti, che ha affascinato il pubblico presente, aprendo all’indagine del reale prospettive senza limiti, benché non prive di paradossi.