Mostrando al numeroso pubblico uno spezzone di film relativo all’assurdo bombardamento di Zara da parte dell’aeronautica angloamericana, che sganciò ben 500 tonnellate di bombe sulla città, occupata dai nazisti nel 1943, il relatore ha inserito la storia della famiglia Luxardo nella più ampia cornice della Storia negli anni 1943-48. A Zara era infatti stata fondata nel 1821 l’azienda di cui oggi Piero Luxardo è presidente: il liquorificio omonimo, produttore da sette generazioni dell’originale maraschino. Nel corso del progetto di slavizzazione voluto da Tito, i suoi partigiani eliminarono ca. 12.000 italiani (oltre a un numero assai superiore di sloveni e croati che rifiutavano di allinearsi alle direttive del partito comunista). L’azienda e le proprietà dei Luxardo furono confiscate ei due fondatori dell’impresa, fallito il loro tentativo di fuga verso l’Italia, furono fucilati dai titini. L’unico superstite della famiglia trovò però la forza di ricostituire l’azienda a Torreglia, nel padovano, e di dare nuovo inizio alla produzione del maraschino e di altri liquori e prodotti. Accennando con l’aiuto di qualche immagine la diversità fra la ditta di Zara e quella attuale, Luxardo ha spiegato come da un numero molto consistente di maestranze, grazie alla sempre più sofisticata meccanizzazione dei mezzi di produzione, l’azienda occupi oggi una sessantina di persone, produca molto di più di allora ed esporti i suoi prodotti in ben 120 paesi. In maniera pacata e lontana da ogni fanatismo e da ogni propaganda, Luxardo ha poi deprecato il silenzio che per molti anni ha coperto la tragedia dell’esodo giuliano-dalmata-istriano, invitando tutti a riconsiderare quella pagina della storia che costrinse anche molti degli esuli che riuscirono a salvarsi a non ritrovare una propria collocazione, a sentirsi intrusi anche nel paese, distrutto dalla guerra, che, suo malgrado, li accolse. L’esposizione chiara e intensa del relatore è stata molto apprezzata dai presenti.