Giovanna d’Arco alla Scala

L’anteprima della Giovanna d’Arco di Verdi, diretta da Riccardo Chailly per gli under 30, è piaciuta ai giovani che hanno apprezzato in modo particolare la protagonista, Anna Netrebko, e l’idea della regia (firmata da Moshe Leiser e Patrice Caurier) di far vivere la vicenda medievale della pulzella d’Orleans nella testa di una giovane dell’Ottocento. Come alla prova generale, la voce del baritono Carlos Alvarez, presente sul palco, ma affetto da bronchite, è stata sostituita da quella di Devid Cecconi. Molti sperano che il cantante spagnolo possa invece cantare questa sera alla prima, che apre la stagione scaligera nel giorno in cui Milano festeggia il suo patrono, Sant’Ambrogio. Moltissime sono state le manifestazioni in città che hanno preparato il pubblico all’evento che, dai meno fortunati, potrà essere visto in diretta in tutte le nove zone della città o seguito su Rai 5.

Con la Giovanna d’Arco, opera in generale assai poco frequentata del repertorio verdiano, il musicista riprende per la prima volta un soggetto del drammaturgo tedesco Friedrich Schiller (1759-1805), dalla cui opera attingerà in seguito anche per I Masnadieri, Luisa Miller e soprattutto Don Carlo, contribuendo così a far conoscere in Italia lo scrittore che oltralpe è considerato il dioscuro dell’olimpico Goethe. Importante in quest’operazione di rifacimento dei testi, la mediazione di Andrea Maffei, amico di Verdi e traduttore meritorio di molti testi del teatro tedesco.

Certo, come ha sottolineato in una sua lezione Riccardo Chailly, il librettista Temistocle Solera ha “prosciugato” il dramma schilleriano, perché il compositore voleva presentare della vicenda di Giovanna, donna insieme “diabolica e pura”, soltanto l’essenziale. L’intento era quello di evidenziare della guerriera esaltata, convinta di poter liberare la Francia in nome di Dio, gli aspetti psicologici, presentandola quasi come una donna affetta da nevrosi. Importante nel libretto non è infatti tanto la verità storica, quanto il rapporto conflittuale fra la ribelle pulzella e il padre Giacomo, rigido su posizioni conservatrici. L’opera, benché scritta in un tempo brevissimo, è ricca di dettagli accurati e attribuisce ai cori una valenza assai più importante che in altre opere.

Con Giovanna d’Arco ritorna alla Scala un’opera che proprio in questo teatro era stata rappresentata per la prima volta 170 anni fa, il 15 febbraio 1845. Tiepida era stata allora l’accoglienza, e quell’opera aveva segnato la lunga frattura di Verdi con il teatro meneghino, con il quale si riconciliò solo nel 1887, con la prima rappresentazione di Otello.

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