Nel centenario della scomparsa del grande tenore napoletano

Grande competenza e contagiosa passione hanno caratterizzato la relazione dedicata a Enrico Caruso che ieri sera Oreste Muccio ha tenuto a OMNIBUS. Mantenendo fede al titolo proposto, Muccio ha illustrato con chiarezza il ruolo centrale che il tenore napoletano ha avuto nell’evoluzione della lirica italiana, superando lo stile di grandi suoi predecessori come Tamagno o Bonci, ancora legati agli schemi della scuola ottocentesca, a favore di una spontaneità e di una mimica nel segno del verismo, nonché di un calore interpretativo che hanno poi influenzato tutta la lirica del Novecento e avanti fino alla contemporaneità. È con Caruso che il canto lirico “entra nel modernità”, assegnando al tenore, che ormai è interprete di personaggi non più solo aristocratici, ma di estrazione borghese, un ruolo fondamentale all’interno dell’opera. Sostenendo le sue tesi con l’aiuto di diversi brani musicali, il relatore ha dimostrato quanto i grandi tenori succeduti a Caruso, da Di Stefano a Corelli, da Del Monaco a Pavarotti e avanti fino a Jonas Kaufmann, siano debitori al cambio di paradigma da lui introdotto.

Un aspetto non trascurabile dell’attività di Caruso è stata anche la sua dedizione alla canzone popolare, presentata p. es. dalla sua interpretazione della notissima “Santa Lucia”. A dimostrazione della continuità anche di questo aspetto dell’interpretazione tenorile, Muccio ha concluso la serata proponendo l’ascolto di uno straordinario Kaufman, interprete di un brano “leggero” e popolare di Lehar: “Gern hab’ ich die Frau’n geküsst” [Mi è sempre piaciuto baciare le donne].

Il pubblico numeroso ha seguito con attenzione il relatore, alla fine applaudito con grande entusiasmo.

Grazie quindi a Oreste Muccio, a Maurizio Gusmeroli che lo ha supportato sul pieno tecnico, e a tutti i presenti che hanno contribuito a fare di questa serata un successo.