Eleonora Duse

 

Figlia d’arte, Eleonora Duse, protagonista della serata di Ominibus di ieri sera (22 marzo), inizia a calcare le scene fin da bambina e dimostra da subito di possedere una personalità indipendente, che la induce a trasformare i modi della tradizione teatrale ottocentesca in uno stile di recitazione “moderno”, capace di far emergere i tormenti interiori e il disagio esistenziale dei personaggi femminili che interpreta. Per la sua crescita intellettuale, sono fondamentali gli incontri e le liaison sentimentali con Arrigo Bottoni e, ancor di più, con Gabriele D’Annunzio, che scrive per lei ben 7 drammi, tutti magistralmente interpretati dalla “Divina”, come ormai è da tutti soprannominata la diva. Importantissimo in questo contesto è il dramma “Francesca da Rimini”, uno spettacolo sontuoso e costosissimo, che riduce l’attrice in povertà. Dopo il decennio inquieto e altamente a fianco di D’Annunzio, la Duse lascia il palcoscenico, salvo riprendere a recitare – spinta da ragioni economiche – negli anni venti, facendosi straordinaria interprete (con un uso magistrale della modulazione della voce, una controllata e sapiente gestualità e un’intelligente interazione con gli oggetti di scena) dei testi di Ibsen, contribuendo così a far conoscere al pubblico italiano il naturalismo nordico. Di questo è di molto altro ha parlato ieri sera in maniera chiara e con la disinvoltura di chi padroneggia la materia, Mariagabriella Cambiaghi, di cui il pubblico numeroso ha molto apprezzato lla conferenza.

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