scritto da 11 Marzo 2023 in Eventi e manifestazioni
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“Andati” e “Rimasti”: in questi due gruppi si divise la popolazione italiana dell’Istria, quando dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, sotto Tito, si decise che la terra in cui erano nati e cresciuti doveva essere sottoposta a un processo di radicale slavizzazione. Così in Istria ci fu chi (ca. il 90%) se ne andò e si trasferì altrove, e chi invece preferì rimanere e adattarsi alla nuova realtà. In entrambi i casi lo “spiazzamento” fu totale. Sia chi scelse l’esodo, sia chi restò nella terra natia fu vittima di un trauma che, anche là dove non si concluse con la perdita della vita, comportò un senso di sradicamento e di non appartenenza che li tormentò per il resto della vita. Di questo ha parlato ieri sera a OMNIBUS, per celebrare “Il Giorno del ricordo”, Cinzia Lanza, introducendo prima un quadro storico generale per illustrare la situazione che precedette la slavizzazione di Istria e Dalmazia, per poi prendere come esperienza esemplare quella di due donne, Anna Maria Mori e Melida Milani, che nel volume “Bora” hanno ricostruito per frammenti la loro angoscia e il loro smarrimento di fronte a una svolta così estrema nella loro esistenza. E questo benché le loro scelte (o meglio le scelte delle loro famiglie, perché allora erano bambine) siano state in apparenza opposte, in quanto l’una si traferì a Firenze, mentre l’altra rimase a Pola, città natale di entrambe. Con garbo e partecipazione, Cinzia Lanza ha presentato le diverse forme di violenza (da quella verbale alle foibe) che i nostri connazionali istriani si trovarono a subire in quel torno di tempo, coinvolgendo il pubblico numeroso che l’ha premiata con un caloroso applauso.